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  • Trofeo dei militari italiani/piemontesi nella campagna contro il brigantaggio 1961-1967

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Guerriglieri ante litteram, insorgenti e partigiani che difendono la fede dagli empi, la patria dall’oppressore, i legittimi sovrani dagli usurpatori; ribelli con propri ideali locali di giustizia, banditi che rubano ai ricchi; o sbandati, malandrini, rapinatori, assassini, malfattori? Chi sono quelli che le autorità denominano “briganti”?
Nel duro scontro di idee e di interessi che si produsse in modo radicale dopo la Rivoluzione francese (1789), anche  le parole si fecero pietre e il loro uso divenne parte centrale di una nuova strategia di consenso basata sulla comunicazione e non solo sulla forza.
Con l’invenzione del  termine brigante si costruisce un tipo sociale specifico, un diverso modello di deviante: colui che si oppone all’avanzata del tempo nuovo, che può mostrare un coraggio ed una efferatezza inimmaginabili, che può contare su alleanze locali ma anche far acquisire alle sue azioni risonanza ben più ampia, europea.
Il percorso espositivo intende rispondere a tre domande cruciali. Quali le Ragioni della Storia che hanno legittimato un così duro accanimento verso I briganti? Quali le Ragioni del Mito che rendono comprensibile un così prolungato fascino in Italia e all’estero? Infine nell’ultima sezione  si interrogano le Ragioni del Luogo. Perché tanto attuale interesse locale? Lo scenario espositivo segnala infatti la rilevante e crescente presenza di scritture e iniziative locali, tra cui lo stessa istituzione del Museo.

 

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Storie contese e ragioni culturali