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UN ALTRO MODO DI SCIOPERARE
Primo Marzo 1951, questo il giorno in cui ha inizio lo “sciopero alla riversa”. I rocchigiani scelgono come “obiettivo” della mobilitazione la strada. Quella strada che quotidianamente i contadini percorrono per giungere alla pianura, alle “paludi”, dove si fatica per zappare e lavorare dei piccoli terreni utili al sostentamento delle famiglie.
La mattina del 5 marzo, alle ore 10,00 il S. Tenente, comandante della Tenenza dei CC di Terracina, Rosario Barbagallo e il Comandante della Stazione dei CC di Roccagorga, Rinaldo Viviani, coadiuvati da circa 40 uomini, fermano, sulla strada delle paludi, 23 persone ma sono presenti più di cento lavoratori. Vengono arrestate 4 persone e fermate 19.
Nonostante gli arresti e la piega negativa assunta dagli avvenimenti, la volontà dei lavoratori non si piega. Si continua a lavorare…a scioperare. Sulla strada ora ci sono le donne, ma, con un ulteriore intervento dei carabinieri vengono fermate altre 8 persone.
Tutti i detenuti fanno ritorno a casa nella prima metà del mese di marzo, ovvero allo scadere della durata del fermo. Le ultime ad essere rilasciate sono le donne, mentre i quattro “promotori dello sciopero” vengono rimessi in libertà “provvisoria” il 10 marzo.
I lavoratori si preparano ad affrontare un iter giudiziario davvero duro che li vedrà protagonisti sino all’anno successivo.
Nel novembre del 1951 si conclude la vicenda giudiziaria. L’epilogo non è quello sperato. Sebbene il reato commesso sia soltanto quello di inosservanza dei provvedimenti delle autorità, gli scioperanti devono fare comunque i conti con una condanna, peraltro pecuniaria. Basilico ricorda che 2000 lire corrispondevano a circa quattro giornate di lavoro sul cantiere.
L’esperienza dello sciopero, tuttavia, rimane. Anzi, negli anni a seguire, diventa un punto fermo della storia comunitaria, segno inequivocabile di una coscienza collettiva ben radicata ancora oggi.
Estratto da Un altro modo di scioperare
Gli scioperi a rovescio sui Monti Lepini nei primi anni ‘50
Di Natalina Ciarmatore