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  • sportello da forno, forchettone, gancio da macellaio, padella per caldarroste, mestolo, scaldino, fuso, graticola, paiolo e calderone

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Nel XVIII secolo il forno panicocolo (comunale) fu utilizzato dalla maggior parte delle famiglie locali che lasciavano come tassa di cottura o fornatico ‘4 pagnotte di pane, una pizza e un fallone’ (tipica pagnotta locale) per ogni tavolata portata a cuocere. In tempi più recenti, nel XX secolo, vi era invece il forno di proprietà di Teresa, moglie di ‘Campanile’, che si trovava a Castiglione. Era abbastanza grande e con una ventina di pagnotte si faceva una infornata (‘nfornata’). Teresa si alzava intorno alle tre o alle quattro di mattina, andando casa per casa e dicendo a ognuna ‘arrìzzate a fa’ lo pa’ (svegliati per fare il pane). Fino al 1986, le sue due figlie gemelle, Elvira e Maria, hanno continuato a tenere aperto il forno che si trovava sulla via Valeria, vicino all’arco di S. Caterina.

Gli oggetti esposti al Museo, che provengono in gran parte dal forno a legna di Teresa e delle sue figlie, sono: lo straccio per pulire la base del forno (munnaru), il tirabrace, la pala da forno, le tavole per poggiare le pagnotte durante la lievitazione, i setacci e lo sportello del forno.

Riguardo agli attrezzi da cucina, al museo sono esposti: un forchettone, un gancio da macellaio, una padella per caldarroste, un mestolo, una graticola, un paiolo e un calderone (callara). Inoltre, sono documentati uno scaldino e un fuso.

Oltre alla visione degli attrezzi sopra descritti, è possibile ascoltare delle interviste ad alcuni membri della comunità, effettuate dall’antropologa Paola Elisabetta Simeoni, riguardanti la preparazione dei cibi tradizionali, come la pizza di turco (granturco), il polentone con l’aringa, le sagne, ecc.

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Il cibo povero
La pizza di granturco
Compravano un'aringa