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Il giardino del Museo della terra ospita specie vegetali tradizionalmente coltivate a Latera e nel territorio della caldera. Sono presenti varietà locali di diverse specie da frutto, ma anche arbusti utilizzati in passato per delimitare proprietà e confini. E poi l’olivo, la vite, il noce. Non poteva mancare, data la natura del contenitore edilizio all’interno del quale il Museo sorge, un complesso conventuale, un giardino dei semplici, che accoglie erbe aromatiche e medicinali.
Che il Museo accolga varietà locali di determinate risorse vegetali è di fondamentale importanza e risponde al ruolo che il museo svolge nella salvaguardia del patrimonio immateriale. La cultura popolare ha accumulato nel corso degli anni saperi e saper fare (conoscenze, competenze) che hanno permesso la vita e il prosperare di alcune risorse genetiche (animali e vegetali) in determinati territori, il loro acclimatamento. Oggi molte di queste risorse sono a rischio di erosione (perché le località montane/periferiche/rurali si spopolano; perché molte produzioni locali, seppur di qualità, subiscono la concorrenza dell’agricoltura intensiva di tipo industriale…). La perdita di queste risorse determina un impoverimento della biodiversità, ma anche il progressivo oblio di quei saperi e saper fare che – scomparse le varietà vegetali sui quali trovavano applicazione – finiscono con assumere carattere residuale e si avviano alla scomparsa. In questo senso il giardino del Museo conservando essenze non più diffuse rappresenta una sorta di piccola arca capace di salvare oltre alla biodiversità anche saperi e saper fare, dato che le attività di cura di cui sono fatte oggetto le piante vengono documentate con approccio etnografico (facendo foto, video, interviste).

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