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Come a dar compimento ad una narrazione iniziata ancora prima di entrare, ad un gesto annunciato con il Brigante di pietra, nella sala finale del museo, il percorso espositivo presenta un’installazione che evoca le morre, i tumuli, segni antichi di pietà, piccole piramidi di ciottoli con una croce conficcata in cima, assai frequenti nell’Ottocento lungo il ciglio delle strade della Campagna romana e delle Terra di Lavoro. Quel mucchio di pietre avrebbe dovuto difendere da ulteriori strazi (intemperie, randagi, selvatici) un essere già sfortunato, un corpo già offeso da un malattia improvvisa o da un evento delittuoso. Nell’uso locale ogni passante scorgendo il tumulo si levava il cappello, si segnava e, prima di proseguire il cammino, gettava un sasso per contribuire a rendere più stabile e duraturo l’improvvisato monumento funebre. Nel pannello del museo si legge: Noi oggi ci sentiamo impegnati nel mantenere questa tradizione. Concepiamo la storia e la sua ricerca di verità soprattutto come un buon rapporto nei confronti dei morti. Grazie al Museo del Brigantaggio intendiamo rendere memoria a tutti i briganti offrendo alle loro spoglie finalmente un giaciglio, un riparo che quieti le loro e le nostre notti.
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Diamo infine sepoltura