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Un banco di scuola. Sullo scrittoio libri, opuscoli ed oggetti degli anni 50 che inneggiano al Risorgimento e ai suoi eroi. Di spalle, sullo sfondo di un lacerato tricolore, pupazzi poveri di legno e di coccio rinviano a figurini popolari in costume, corrispondono a rappresentazioni approssimate di briganti. Sono appunto queste ultime le immagini che noi vogliamo rivoltare, togliere dall’ombra, conoscere meglio, considerandoli, anche loro, fratelli d’Italia.

Siamo stati a lungo abituati a distogliere gli occhi dai drammi che l’Unità ha comportato, sin dal nascere nel 1796 dell’idea di tricolore. Sotto il riflettore stavano gli eroi del Risorgimento, esaltati nelle gesta che da bambini imparavamo a declamare. In ombra, di spalle come dei traditori, si intravedevano degli strani figuri. Soldati irregolari, partigiani, coscritti, malviventi riuniti in bande armate. Li chiamavano “briganti” e le loro vesti particolari rivelavano mestieri di campagna, estraneità rispetto al ceto aristocratico e borghese, appartenenza a mondi di paese.Oggi ci domandiamo se la nostra identità di italiani abbia avuto necessità, per individuarsi, di definirsi in rapporto di contrapposizione ad altri, immaginandoli sovente come briganti.
Oggi siamo più consapevoli che anche i “cattivi”, quelli che si sono ribellati quando arrivarono “i nostri” , avevano le loro ragioni. E paradossalmente, queste ragioni, non erano – almeno a livello dichiarato – tanto dissimili da quelle dei nostri eroi. Chi si è opposto alla formazione dello Stato moderno (che in parte nell’Ottocento interessò anche lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie), chi si è schierato contro i processi di centralizzazione che facevano perdere potere alle comunità locali, era spesso motivato dagli stessi ideali dei patrioti: la ribellione verso uno straniero, ritenuto sopraffattore, e la difesa del loro paese.
Del resto ancora per buona parte dell’Ottocento la comunità d’origine – il paese, la cittadina, dove si era nati – identificava la “patria”.

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Fratelli d'Italia anche loro