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  • Mai sfidare il potere. La vendetta del sovrano

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Ceppi carcerari pendono in attesa di chiudersi sui polsi dei prigionieri. A fianco, impressioni d’epoca su una lastra trasparente ed opaca. Mostrate ma anche celate sono le immagini perturbanti di una scena penale allora tanto crudele quanto anacronistica. Briganti ritratti in situazioni diverse: nel cortile del carcere, ammanettati, poco prima dell’esecuzione o “in posa da briganti” con il fucile in mano, come suggeriva una consolidata scena di genere; in campagna, alla macchia, uccisi ma ricomposti come se fossero ancora vivi e temibili; oppure uccisi e mostrati inesorabilmente vinti.
Quale senso del potere e della giustizia si cela nelle immagini dei briganti messi a morte? Chi represse duramente nel secolo XIX i briganti, lo fece mantenendo in auge uno stile penale, una modalità spettacolare che era considerata già iniqua nel secolo precedente.
La sparizione dei supplizi, che si va realizzando su scala europea come segno di civiltà, rende ancor più evidente e scandalosa la sua permanenza nella scena brigantesca dove gli uni e gli altri fanno ricorso a questo teatro dell’orrore e ne ravviveranno – come documentano le fotografie – dinamiche ed evocazioni in modo ancor più inattuale nella seconda metà dell’Ottocento.
Il testo del pannello, nel commentare le immagini, le riconduce a quattro differenti implicite intenzioni:

Pubblicamente di fronte alla colpa. Prolungare la scena del supplizio;
Riconoscere il delitto dalla pena, ovvero cadaveri in posa;
Mortificare. Chi spaventa ora fa ridere;
La vendetta del sovrano. Mai sfidare il potere.

Nota Bene. Negli atelier alla moda di Napoli e di altre grandi città, a lungo rimasero in vendita serie di ritratti di briganti: instant document si potrebbero definire, testimonianza di una barbarie contemporanea perpetrata anche grazie ai nuovi mezzi di espressione.

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