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La festa di Sant’Isidoro l’agricoltore

Momento centrale della ricorrenza, che cade la seconda domenica di maggio, è il contrasto tra il Sant’Isidoro ed il suo padrone o, come è stato definito dal comitato che organizza i festeggiamenti, del “contrasto tra il bracciante e il latifondista”. Si tratta della rappresentazione rituale del mito di fondazione del culto del santo. Questi, contadino alle dipendenze di un possidente locale, una domenica lascia il suo lavoro per partecipare alla messa. Nell’uscire dalla chiesa incontra il proprio signore, don Juan de Vargas, che lo rimprovera duramente per essere venuto meno al suo dovere di lavorare la terra che gli è stata affidata. Isidoro si giustifica dichiarando che un angelo sta arando  i campi al propri posto. Il padrone, constatato di persona l’evento prodigioso, si pente e chiede perdono al santo per la sua arroganza. La presenza, in questo rito, di una coppia di buoi aggiogati all’aratro è così determinante che, negli anni ’60, essendo questi divenuti ormai introvabili perché sostituiti dalle macchine agricole, la celebrazione venne sospesa. Fu ripresa nel 1993 grazie ad un gruppo di persone che videro in questa festa caduta in disuso, ma ancora viva nel ricordo dei lateresi più anziani, un aspetto rilevante della loro identità culturale e che si impegnarono quindi in un lavoro di recupero della memoria di chi l’aveva vissuta in prima persona. La festa di S. Isidoro si inserisce nell’ambito delle feste primaverili, delle quali presenta tutte le caratteristiche fondamentali: il legame con il lavoro dei campi, l’intenzione propiziatoria per il nuovo ciclo agrario che ha inizio in questa stagione, la fecondità della terra come nodo centrale dello svolgimento di tutto il rito.

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