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Le storie nel museo

Le vicende del brigantaggio tosco-maremmano sono state oggetto di attenzione da parte dei cantastorie coevi. La ricchezza delle storie che correvano di bocca in bocca e dei fatti riportati dai giornali con dovizia di

particolari, venivano raccolte dai poeti cantastorie e rielaborato. Di molte di esse è rimasta traccia nei libretti a stampa e nei fogli volanti, fornendo così a distanza di più di cento anni una ulteriore visione del mondo brigantesco. Una visione particolare quella dei cantastorie, allo stesso tempo popolare e colta, emotiva ma non ingenua.

Il Museo del brigantaggio di Cellere non poteva mancare di dare voce a questa visione, quindi si è deciso di selezionare alcune delle storie pervenute a stampa e di offrirle al visitatore sia in lettura che in ascolto.

Per fornire sostanza sonora a questi testi, in mancanza di tracce precise e affidandoci a quanto ancora si ricorda nella zona, si è scelto di usufruire della linea di canto tipica dei “poeti a braccio”, cioè quegli improvvisatori che si cimentano nella creazione spontanea di ottave rime popolari (endecasillabi

a rima alternata e baciata in chiusura, ABABABCC). Questo per una serie di motivi, sia musicali che concettuali. I poeti a braccio improvvisano sullo stesso schema metrico dei cantastorie, sostengono il testo con una linea melodica cantata piuttosto semplice, per favorire l’ascolto e la comprensione (ma anche l’improvvisazione). Si rifanno ai poemi omerici e cavallereschi, ma trattano principalmente gli stessi

argomenti di cronaca e attualità, di critica sociale dei cantastorie.

Infine, anche il “poeta a braccio” è un testimone attento della propria realtà, si informa, legge i giornali, ci ragiona e canta. Sia quando racconta di amori e passioni, sia quando improvvisa su fatti di cronaca o di politica, non manca mai di filtrare tutto attraverso la sua sensibilità e la sua visione del mondo. Oggi gli improvvisatori in ottava rima operano in tutta l’Italia centrale, ed in particolare in Toscana e Lazio. È ad un poeta laziale della zona che abbiamo chiesto di restituire la voce cantata a queste testimonianze del passato. Lo ha fatto con rispetto e passione, come meritano queste storie.

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