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  • locomobile e trebbiatrice

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Numerosi sono gli strumenti per lavorare la terra conservati nel museo: il modellino di aratro simmetrico di tipo romano, che alzava e spostava la terra senza rovesciarla; l’aratro voltaorecchio (vardarecchie) che, oltre al taglio del terreno, permetteva il rovesciamento della zolla grazie ad una lamina ricurva (orecchio), la quale poteva essere montata su entrambi i lati dell’aratro; il vomere (umera), elemento principale dell’aratro, costituito da una piastra di forma trapezoidale che incideva il terreno; l’erpice, utilizzato dopo l’aratura per rompere le zolle e dissodare il terreno prima della semina; il giogo, lo strumento usato come mezzo di attacco per la coppia di buoi che trainavano l’aratro; un cerchio in pelle per collegare la stanga dell’aratro al giogo; la catena, il campanaccio e le nasiere per i buoi (frocette); la vanga, il rastrello, la zappa (zappòne strittu), il sarchio (zappétella); la falce da fieno, la falce messoria per mietere (surricchiu) e le cannelle a protezione delle dita durante la mietitura; la misura per grano (coppa); il torchio da vino, cerchi delle botti e la càvola (per spillare il vino dalla botte).

Oltre alla visione degli strumenti sopra descritti, è possibile ascoltare delle interviste ad alcuni membri della comunità sul lavoro nei campi, dal titolo La terra, effettuate dall’antropologa Paola Elisabetta Simeoni.

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I contadini alla trebbia
La trebbia meccanica
I sassi cotti