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Vitigno iscritto al Registro nazionale delle varietà di vite
Codice 129

Con il termine Malvasia si identifica un cospicuo numero di vitigni che tra loro risultano molto diversi, ma che vengono così chiamati perché utilizzati nel Medioevo per produrre un determinato vino dall’aroma spiccato, l’elevato tasso alcoolico e, a volte, un residuo zuccherino decisamente presente. L’appellativo deriva da Monemvasia, il porto greco utilizzato dai veneziani dall’XI secolo per l’imbarco di questo vino destinato ai mercati dell’Europa settentrionale. In Italia centrale e meridionale si trovano oggi i vitigni utilizzati per produrre questo vino, che hanno preso nel tempo genericamente il nome comune di Malvasia. Qui nei Castelli Romani con il termine Malvasia nostrale di suole identificare l’uva della Malvasia Bianca. Dalle nostre interviste si apprende infatti che: “la Malvasia Nostrale è una tipologia d’uva che sa gestire la sua produzione, sia potata a corto, che a lungo, o addirittura se non potata affatto. Sa autoregolarsi da se, e caccia solo quello che sente di poter portare a maturazione. A volte penso che si tratti della prima uva apparsa sulla terra: è come se il Padreterno, avendo creato la vite primordiale che nessuno avrebbe potuto coltivare, le avesse dato questa virtù. E’ certamente una delle più antiche malvasie, forse quella il cui vino ubriacò Polifemo.”

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Malvasia bianca