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Vitigno iscritto al Registro nazionale delle varietà di vite
Codice 133
Alcuni vitigni nascono per crescere nel sole e nel vento e sono quei vitigni che amano il mare e al mare devono la loro diffusione, come ci spiega la Schneider: “Sì, perché alcuni di questi sono vitigni “marinari”, nel senso che hanno viaggiato molto, per mare appunto, tanto da esser presenti in numerose seppur piccolissime aree colturali disseminate per il Mediterraneo.”[1] Tra questa tipologia di vitigni viaggiatori possiamo includere senza dubbio le Malvasie. L’appellativo Malvasia deriva infatti, da Monemvasia, il porto greco utilizzato dai veneziani nell’XI secolo per l’imbarco dell’omonimo vino, importato in tutta l’Europa settentrionale, termine che degenerò in Malfasia e che venne successivamente venne italianizzato in Malvasia. Si passò in tal modo nel medioevo a designare anche i vitigni con il nome della città di provenienza, a differenza del passato, quando i Romani designavano solo i vini con le città dalle quali provenivano. Per la Malvasia pertanto fu il vino a dar nome al vitigno, a differenza di quanto accade di solito. Pertanto con il termine Malvasia si identificano molti vitigni, tra loro diversi dal punto di vista ampelografico, ma tra loro uniti dalla tipologia di vino a cui davano origine. Dopo averne trasferito la produzione a Creta i Veneziani, tra il 1500 e il 1700, resero questo vino dolce e aromatico, uno dei più conosciuti e diffusi in tutta Europa. Stimolando così la produzione del vino Malvasia in altre località europee: dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia all’Italia, generando a questo punto anche un’infinita moltitudine di Malvasie.
Oggi le Malvasie coltivate in Italia si classificano in base alle località di produzione e alla presenza o assenza di aroma e possono a grandi linee essere identificate in due tipi: per i vitigni a bacca bianca, Malvasia Istriana, del Chianti, del Lazio, di Candia, della Sardegna, di Lipari, di Candia aromatica; mentre per quelli a bacca rossa: di Lecce, di Casorzo, di Brindisi. [2] Nel Lazio sono presenti la Malvasia bianca di Candia, la Malvasia bianca lunga e la Malvasia del Lazio, detta anche puntinata, per la presenza sull’acino di punteggiature e macchie marroni. Rispetto alle altre Malvasie laziali quella puntinata si caratterizza per una minore produttività ma per un elevato pregio organolettico.
[1] Anna Schneider, Vitigni del sole e del vento, in L’angolo della vigna, OICCE TIMES Rivista di enologia – Numero 33, Anno VI, Asti, Autunno 2005, p. 95.
[2] – Antonio Calò, Angelo Costacurta, Attilio Scienza, Vitigni d’Italia, Calderini edagricole, Bologna, 2001, p. 19
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Malvasia del Lazio