immagini


testo


La pupazza è un grande fantoccio realizzato artigianalmente con cartapesta su una intelaiatura di canne, ferro o altro materiale, protagonista di alcuni riti e feste dell’Italia Centrale (dove è chiamata anche pantasima, mammoccia, pupa, ecc.). Ha fattezze femminili, forme pronunciate e caricaturali ed è sovradimensionata. Sulla superficie è ricavata un’apertura triangolare per garantire la vista verso l’esterno al manovratore che vi si colloca internamente. A Roviano, nel giorno della festa patronale, la pupazza si fa ballare in piazza, con i cittadini che improvvisano danze, corse, pantomime tutt’intorno ad essa, la spingono, le danno i calci, la toccano. Dopo qualche ora di danze, viene bruciata al centro della piazza. Alcuni, a seconda di come brucia, vi traggono auspici per l’anno che verrà.
Questa forma di spettacolo tradizionale assume valenze rituali e mobilita attorno all’evento varie comunità della Valle dell’Aniene.
Per permettere al Museo di Roviano di poter inserire una pupazza rovianese nella propria collezione si è scelto, per una edizione della festa, di preservarla dal rogo. Il fantoccio, alto circa 3 metri, è stato donato dal Comitato festeggiamenti patronali nel 1992, dopo che Antonio Coticoni l’aveva condotta in piazza e fatta ballare. È stata costruita da L. Innocenzi, A. Viti, G. Folgori, D. Folgori, L. Riccioluti, A. Brancazi, A. Tacchia, R. Barba, S. Rongoni, A. Innocenzi, E. De Angelis, M. Angelini, D. F. Battisti, A. Barba.
[n. 336]