immagini


testo


Di quando Tiburzi, travestito da prete,
giunse in un posto sperduto detto Il Piano
e lì spinto da certe pie donne disse messa e confessò.
Dopo aver passato la notte nel letto di due fratelli Tiburzi sparisce.
Per sdebitarsi il brigante lascia una borsa piena di denari.

 

«TIBURZI CONFESSORE»

È una voce più colta quella che svolge il monologo. A elementi tipici del narrato orale si affiancano un ritmo e una sintassi più alletterati (testo tratto dall’intervista con Massimo Grasso)

Devi sapere che questa storia me la raccontava sempre mia nonna. A lei l’aveva raccontata sua madre. E io veramente ne so poco. Sarà stato verso la fine dellottocento. Questa storia nonna Lorenza me la raccontava sempre con la favola di Pinocchio. Per questo allora mi piace pensare che sia successa nel 1881. Perché proprio in quell’anno Pinocchio apparve. E mi piace pensare che fosse dicembre. Un dicembre freddo e nevoso. Perché proprio in quei giorni mia nonna fu concepita, terza di tre figli. Anche del luogo so poco. Quattro case chiamate Il Piano, sulla strada per Viterbo. Forse si chiamano ancora così. Un nome che dice tutto, pensaci bene, Il Piano… un borgo anonimo, sperduto, dove non succede mai nulla, senza niente di bello, senza neanche una chiesa o un prete.

Dunque mia bisnonna Giuseppina aveva sposato un maggiorente del posto, tale Gabriele Caprini. Gabriele e Giuseppina vivevano coi loro due figli al Piano.

Un giorno in questo posto sperduto arriva un prete. Il suo arrivo solleva gli entusiasmi della piccola comunità. Viene accolto con tutti gli onori e gli chiedono di dire messa. Forse per paura che con la neve sarebbe stato difficile raggiungere la chiesa più vicina il giorno di Natale. Comunque questo prete accetta. Poiché al Piano non c’è una chiesa, la cerimonia viene improvvisata sul momento. Non so dove, non so come. Mia bisnonna durante la funzione siede vicino a una vecchia zitella che era stata in collegio a Roma, da giovane, e che quindi sapeva un poco di Latino. Alla fine della messa questa vecchia zitella è perplessa, perché quello parlato dal prete non le sembra mica Latino, o perlomeno non le sembra quel poco di Latino che lei vagamente ricordava. A questo punto della storia alcune pie donne chiedono al prete di essere confessate. Ma poiché al Piano non c’era chiesa, non c’era neanche il confessionale. Come fare allora? A qualcuno viene un’idea. Prendono un setaccio, uno di quei grandi setacci di una volta, li avrai visti – da queste parti si chiamavano “cascatori” – e lo piazzano di traverso tra due panche. Una specie di baldacchino improvvisato, di modo che il setaccio facesse da grata. E qui entra in scena mia bisnonna, che decide di confessarsi anche lei. Di che cosa? Io non l’ho mai saputo come non lo seppe mai neanche mia nonna Lorenza… Bah… Comunque, con qualche vergogna, fors’anche con un po’ di rossore sulle guance, mia bisnonna si fa avanti e si confessa. Questo prete ascoltò tutto con attenzione. Le diede una penitenza, com’è d’obbligo, e alla fine mia nonna si allontanò soddisfatta.…

Più tardi il prete fu ospitato per la notte da due fratelli. I due, che non se la passavano troppo bene, lo fecero dormire in mezzo a loro nell’unico vecchio letto matrimoniale che avevano. Il prete disse che il giorno dopo avrebbe dovuto riprendere il cammino e si coricò coprendosi perbene. Alla mattina, quando i fratelli si alzano il prete non c’è più. Al suo posto trovano sul cuscino una borsa piena di soldi e un biglietto. I due fratelli però non sapevano leggere e si rivolgono allora alla vecchia zitella, quella del collegio e del Latino, lei sì che era istruita! Mise gli occhiali e prese il biglietto vergato con calligrafia tremolante… sopra c’era scritto…

“Questi soldi che lascio sono per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per me. Sappiate che non avete ospitato un prete bensì il bandito Tiburzi!”

Per cui, mia bisnonna Giuseppina era stata confessata da un estraneo, da un brigante addirittura!

video


audio